OpenAI sta divorando l’industria del giornalismo, con un accordo milionario dopo l’altro
Uno degli aspetti più controversi delle nuove AI generative è che per realizzarle è necessaria una grande quantità di dati di alta qualità. Ultimamente OpenAI, il creatore di ChatGPT i cui modelli sono ancora lo stato dell’arte nel settore, sta chiudendo diversi accordi con molti editori per garantirsi l’accesso a grandi quantità di produzioni giornalistiche in modo legale.
Tra gli accordi raggiunti negli ultimi mesi ci sono quello con il Wall Street Journal, l’Associated Press, Alex Springer (Politico, Business Insider e BILD), il Financial Times, Vox Media (incluso The Verge), l’Atlantic e Le Monde, in totale 38.
La difficile situazione economica dell’industria dei media sta spingendo questi editori a firmare accordi di questo tipo, dal valore di milioni di dollari (fa eccezione il New York Times, che ha invece fatto causa a OpenAI), ma i più attenti avranno notato che cadere nuovamente nelle braccia di una big tech per la propria sostenibilità potrebbe ritorcersi contro, come è avvenuto nel corso degli anni con i social network e con Google, che hanno avuto crescenti ostilità nei confronti dei giornali.