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RETI

La svolta storica di TIM: il 1° luglio sarà completata la vendita della rete fissa

TIM cambierà per sempre il 1° luglio, quando sarà completata la cessione della rete fissa a un consorzio guidato dalla società di investimento americana KKR. È un’operazione «irreversibile», ha dichiarato il CEO Pietro Labriola, e ha l’obiettivo di alleggerire TIM in modo che possa competere meglio con gli altri operatori in Italia.

L’operazione avverrà spostando il ramo d’azienda che si occupa della rete fissa da TIM a FiberCop, società che si occupa di reti FTTH attualmente controllata da TIM (in cui sono però presenti anche KKR e un fondo che fa capo a uno degli emirati arabi). In FiberCop finiranno quindi la rete primaria e secondaria (sia in fibra che in rame), le centrali (sia gli edifici che buona parte degli apparati), le attività di gestione della rete e i 20mila dipendenti che se ne occupano.

Cambierà anche la sede principale, ora in Corso d’Italia a Roma, non solo per chi sarà trasferito in FiberCop ma anche per i 17.500 dipendenti che resteranno in TIM (meno della metà di prima).

La nuova FiberCop diventerà a quel punto proprietà di un consorzio di imprese chiamato Optics BidCo, in cui oltre a KKR ci saranno il Ministero dell’Economia e delle Finanze con il 20%, l’emirato di Abu Dhabi tramite ADIA con il 20%, il Canada Pension Plan con il 17,5% e il fondo infrastrutturale italiano F2i con il 10%. (Le percentuali sono in parte frutto di indiscrezioni per cui potrebbero essere leggermente diverse.)

Per questa operazione KKR ha preparato negli ultimi mesi una complessa e indecifrabile struttura societaria: ha creato quattro società dedicate allo scopo solo in Italia e diverse altre in Lussemburgo, dove ha degli uffici. Alla fine comunque la rete potrebbe paradossalmente diventare più “italiana” di prima, grazie alla partecipazione consistente del Ministero e di F2i.

C’è da aspettarsi che si tornerà poi a parlare di qualche tipo di accordo o fusione con Open Fiber, nel qual caso il valore della rete, ora stimato in 18,8 miliardi, potrebbe salire ben oltre i 20 miliardi. L’effetto immediato sarà però la riduzione dell’enorme debito di TIM, che scenderà a circa 7 miliardi dagli oltre 20, un importo molto più sostenibile.

Dopo l’operazione TIM potrà ovviamente continuare ad offrire i servizi ai propri milioni di clienti ma dovrà corrispondere a FiberCop un compenso per poter continuare ad usare la rete. Non si sanno ancora i dettagli ma ci sarà un accordo tra TIM e FiberCop (chiamato “Master Service Agreement”) che regolerà per quindici anni i rapporti tra le due società in un modo che si suppone sarà favorevole per TIM, nonostante saranno formalmente indipendenti tra loro. A parità di linee attivate i prezzi dovranno però essere uguali anche per la concorrenza.

Cosa succederà dopo resta ignoto: è la prima volta che succede una cosa simile in Europa. È plausibile che KKR entro qualche anno vorrà uscire da FiberCop per trarre profitto dall’investimento, e a quel punto FiberCop potrebbe quotarsi in borsa.

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