Le storie della settimana
Ciao! Ecco le dieci storie più interessanti su Internet, AI, digitale che ho raccolto questa settimana.
Internet
Gli Stati Uniti approvano la legge che potrebbe mettere al bando TikTok: cosa succede ora?
Il Congresso degli Stati Uniti ha approvato definitivamente la legge Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act, il cui obiettivo principale è liberarsi dal controllo straniero dell’app TikTok, che è di fatto di proprietà della cinese ByteDance. Entro nove mesi, estendibili a un anno, TikTok dovrà essere venduta a un’altra azienda non cinese o uscire dal mercato statunitense.
TikTok sta provando a difendersi dalle accuse sui legami con la Cina e il governo cinese, ma con scarsi risultati: quest’anno ha già speso 7 milioni di dollari in lobbying ma la legge ha comunque ottenuto un supporto trasversale.
C’è poi l’impressione che più TikTok si espone più evidenzi le proprie contraddizioni: ad esempio mentre afferma la propria indipendenza da ByteDance continuano ad emergere conferme che TikTok e ByteDance siano in stretta coordinazione ed essenzialmente la stessa azienda. In passato TikTok aveva già ammesso di aver spiato dei giornalisti che stavano indagando su TikTok.
Ora possono succedere tre cose:
- ByteDance vende TikTok: è l’opzione meno probabile soprattutto perché l’algoritmo di raccomandazione è stato inserito dal governo cinese nella “China export control list” e non può quindi essere ceduto senza l’approvazione del governo cinese. Eventualmente si tratterebbe per un valore di almeno 100 miliardi di dollari.
- TikTok esce dal mercato statunitense: in assenza di altre soluzioni, secondo le indiscrezioni ByteDance sarebbe disposta ad uscire direttamente dal mercato USA. L’impatto sarebbe significativo, dato che gli utenti attivi sono 170 milioni (e producono molti contenuti), ma complessivamente non disastroso visto che si dice che gli Stati Uniti costituirebbero solo il 5% degli utenti attivi globali dei prodotti di ByteDance.
- L’opzione più probabile nel breve periodo è che TikTok faccia ricorso sostenendo l’incostituzionalità della legge per violazione del primo emendamento sulla libertà di espressione. In questo caso gli effetti della legge sarebbero sospesi e ci sarebbero lunghi dibattiti per stabilire se estromettere TikTok sia in contrasto con la libertà di espressione o se la (presunta) minaccia alla sicurezza nazionale possa prevalere.
In real life
I siti web della pubblica amministrazione sono ancora carenti, anche dal punto di vista della sicurezza
Per il terzo anno ho analizzato decine di siti web della pubblica amministrazione centrale estraendo degli indicatori per valutare la corretta configurazione dei domini e alcune caratteristiche minime di sicurezza.
L’analisi ha riguardato quest’anno 62 siti web e purtroppo i progressi rispetto all’anno scorso sono stati minimi: i pochi miglioramenti sono annullati da alcuni inspiegabili passi indietro e le carenze tecniche sono ancora molto diffuse. Non sembra poi esserci nessuna traccia del Polo Strategico Nazionale, cioè il nuovo cloud dedicato alla PA.
(Per i più tecnici, basti sapere che su 62 siti solo 3 supportano HTTP/3, solo 12 hanno IPv6 e solo 10 hanno una Content Security Policy. Zero siti supportano DNSSEC, l’estensione per rendere più sicura la risoluzione DNS.)
Intelligenza artificiale
Cosa c’è dentro il nuovo disegno di legge sull’intelligenza artificiale
Il governo ha approvato un nuovo disegno di legge (che ora dovrà passare dal Parlamento) interamente dedicato all’intelligenza artificiale. In sintesi, alcune cose importanti previste dalla proposta (qua in pdf):
- Cassa Depositi e Prestiti sarà autorizzata ad investire fino a un miliardo di euro in startup e PMI innovative che si occupino di AI, cybersecurity, calcolo quantistico, 5G, mobile edge computing e Web 3. (Una versione precedente del testo menzionava stranamente anche “sistemi di caching per CDN”.)
- Il regime fiscale agevolato per rimpatriati sarà esteso a chi si occupa di AI.
- Si introducono dei limiti all’uso dell’AI: ad esempio non dovrà essere usata per discriminare i lavoratori, e nelle “professioni intellettuali” così come nei tribunali potrà essere usata solo come supporto. C’è poi una nuova aggravante del codice penale se si usa l’AI per creare danni, così come la reclusione per la diffusione di deepfake, e altre misure simili.
- Le tv, radio, piattaforme di streaming e social dovranno identificare i contenuti generati o manipolati con AI, con un apposito “segno identificativo”. Il diritto d’autore sarà esteso anche ai contenuti generati con AI purché ci sia un contributo creativo umano.
- All’AgID sarà assegnato il compito di promozione dello sviluppo dell’AI, mentre all’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) la vigilanza su queste regole. Nessun compito specifico è stato per ora assegnato al garante per la privacy.
Intelligenza artificiale
Il primo modello linguistico italiano è dell’università La Sapienza
Il gruppo di ricerca specializzato in comprensione del linguaggio naturale dell’università La Sapienza di Roma ha annunciato una famiglia di modelli linguistici chiamata Minerva, il primo insieme di modelli creati da zero in Italia e con un focus sulla lingua italiana.
Il modello più grande (3B) è ancora in training presso il cluster Leonardo del Cineca e sono stati usati 600 miliardi di token come testo di riferimento per il training, di cui la metà in italiano e l’altra metà in inglese. La qualità dei modelli non sembra eccezionale al momento, ma è normale come primo tentativo e per modelli di dimensioni così piccole. È comunque una buona notizia che si creino queste competenze all’interno delle università italiane.
Intelligenza artificiale
L’AI generativa sugli smartphone potrebbe arrivare prima del previsto
Microsoft ha rilasciato pubblicamente una nuova famiglia di modelli linguistici (LLM) chiamata Phi 3, con prestazioni straordinarie se si considera la loro piccola dimensione. Il modello più piccolo ha infatti solo 3,8 miliardi di parametri (contro le decine o centinaia di miliardi dei migliori modelli esistenti) e nonostante ciò sembra offrire prestazioni non distanti da quelle di GPT-3.5, che è il modello tutt’ora usato nella versione gratuita di ChatGPT.
Le implicazioni sono significative perché un modello così piccolo richiede solo pochi gigabyte di RAM e può quindi essere eseguito su uno smartphone, anche senza connettività ad Internet e senza bisogno del cloud. Anche Apple questa settimana ha silenziosamente diffuso una famiglia di modelli, piccoli ma promettenti, un’ulteriore conferma che nei prossimi aggiornamenti dei sistemi operativi di Apple potremo vedere funzioni AI che non richiedono il cloud.
D’altra parte si sono ripetute anche questa settimana le indiscrezioni sugli accordi che Apple starebbe preparando con OpenAI e Google per usare i loro modelli come base per nuove funzionalità di iOS 18.
In real life
I primi risultati del progetto di Open Fiber per rilevare i terremoti con la fibra ottica
Dopo circa due anni di lavoro Open Fiber ha pubblicato su Nature assieme all’INGV e all’istituto di ricerca meteorologica INRIM un paper che illustra i primi risultati del progetto “MEGLIO”, che aveva l’obiettivo di rilevare i terremoti usando la rete in fibra ottica esistente di Open Fiber.
Per la sperimentazione è stato usato un tratto di 30 km tra Ascoli Piceno e Teramo e sono stati studiati i dati interferometrici (cioè i dati sulle microvariazioni della lunghezza d’onda del segnale trasmesso all’interno della fibra) raccolti nel corso di 18 mesi.
Lo studio mostra che questo sistema può effettivamente essere sfruttato come rete di sismografi (o integrato nella rete esistente) per agevolare la localizzazione dei terremoti.
Internet
TIM si affiderà per la prima volta a Open Fiber per offrire la FTTH nelle “aree bianche”
Secondo una dettagliata indiscrezione riportata da MondoMobileWeb, TIM potrebbe lanciare a breve un’offerta di rete fissa su rete Open Fiber, in particolare nelle aree bianche coperte in FTTH a 1 Gbps attraverso il piano pubblico Banda Ultralarga. TIM e Open Fiber avevano stretto un accordo sulla condivisione della rete due anni fa ma non era chiaro se si sarebbe concretizzato: le due aziende sono storicamente rivali e c’è stato un periodo in cui l’amministratore di TIM non perdeva occasione per chiamare il modello wholesale-only di Open Fiber “fallimentare”.
Ora però le cose stanno cambiando: TIM completerà a breve la vendita della propria rete fissa, scorporandola in una nuova società che sarà (come Open Fiber) wholesale-only perché non venderà ai clienti finali, e dovrà quindi competere solo sui servizi, non possedendo più l’infrastruttura. In questo nuovo assetto ha senso per TIM diversificare e sfruttare tutte le reti esistenti in modo da ampliare e migliorare la propria copertura (le aree bianche corrispondono al 20-25% della popolazione nazionale e in quelle zone TIM ha in larga parte una scadente copertura in rame).
Per i dettagli su prezzi e altri condizioni è meglio attendere martedì quando l’offerta dovrebbe diventare ufficiale.
In real life
Una nuova direttiva europea estenderà il “diritto alla riparazione” per i prodotti venduti in Europa
Il Parlamento europeo ha approvato quasi all’unanimità una nuova direttiva che estende il “diritto alla riparazione” dei beni di consumo, inclusi quindi dispositivi elettronici ed elettrodomestici. Una volta che la direttiva entrerà in vigore (dovrà essere recepita dagli Stati membri), i consumatori potranno richiedere il servizio di riparazione anche dopo la scadenza della garanzia, che verrebbe invece estesa di un anno nel caso di riparazioni durante i due anni di garanzia legale. Alcuni criticano questa nuova direttiva perché troppo debole soprattutto rispetto alle regole già esistenti.
Privacy
Google ha rimandato al 2025 la fine dei cookie di terze parti, su cui si basa la pubblicità online
Google ha rimandato un’altra volta la fine dei cookie di terze parti nel browser Google Chrome. Il piano prevedeva la dismissione della tecnologia entro la fine del 2024 ma ora si parla di inizio 2025.
I cookie di terze parti sono usati (e spesso abusati) soprattutto per tracciare gli utenti e mostrare loro pubblicità personalizzata sul web. Google ha ideato delle alternative ai cookie di terze parti che dovrebbero essere meno invadenti dal punto di vista della privacy: tra queste c’è ad esempio la tecnologia dei “Topics”, già attiva in Chrome, e altre tecnologie all’interno di un progetto chiamato Privacy Sandbox. Queste iniziative di Google sono però unilaterali e non sempre molto condivise dal resto dell’industria; secondo le autorità antitrust potrebbero finire per rafforzare la posizione già dominante di Google nel mercato della pubblicità.
Da leggere e da vedere
Per chiudere, alcune segnalazioni. Da leggere:
- Le aziende tech in Africa stanno abbandonando le suite di produttività di Google e Microsoft preferendo Zoho, servizio più economico e più attento alle esigenze locali. (Rest of World)
- La “sete” di nuovi datacenter sta mettendo in difficoltà l’industria che fornisce sistemi di raffreddamento e generatori, con tempi di attesa molto più lunghi del solito, e si teme anche una crisi energetica in America Latina, recentemente oggetto d’interesse per la costruzione di nuove strutture. (WSJ $, Mongabay)
- L’associazione Assoprovider ha fatto ricorso al Consiglio di Stato contro Piracy Shield, il controverso sistema di censura di cui abbiamo ampiamente discusso nelle scorse settimane. (DDay)
- Il vicolo cieco degli LLM: perché ChatGPT non ci porterà all’intelligenza artificiale generale. (Futuro Prossimo)
E da vedere:
- Sette curiosità sulle reti 4G e 5G. (YouTube/Enrico Tech)
- Come fa l’AI a “vedere” le immagini, o come funziona CLIP. (YouTube/Computerphile)