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INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Cosa c’è dietro Apple Intelligence, l’AI di Apple

Durante la conferenza annuale per sviluppatori WWDC Apple ha presentato i suoi piani per l’intelligenza artificiale, ingegnosamente chiamata Apple Intelligence preservando così l’acronimo AI. Apple userà dei modelli di AI generativa sviluppati internamente per alimentare nuove funzioni come gli strumenti di scrittura, la revisione dei testi, le risposte automatiche e i riassunti nelle email.

C’è anche la generazione di emoji e immagini ma la cosa più attesa è la nuova versione di Siri, l’assistente vocale lanciato nel 2011, che sarà in grado di interpretare il linguaggio naturale in modo più avanzato e in futuro sarà anche in grado di eseguire azioni all’interno delle app in base ai comandi vocali (o testuali).

Queste nuove funzionalità saranno disponibili come “beta” dall’autunno prossimo, ma con dei limiti. La lingua supportata sarà solo l’inglese americano e Apple Intelligence sarà attivabile solo su iPhone 15 Pro e su Mac e iPad con chip M1+, probabilmente per via dei requisiti di memoria (almeno 8 GB).

Nonostante queste limitazioni e il fatto che per ora non ci sia nulla di concreto da provare le reazioni sono state positive: in borsa Apple è tornata ad essere l’azienda più valutata al mondo, superando Microsoft. Possiamo identificare alcuni fattori che rendono Apple Intelligence diversa dall’AI che abbiamo visto finora:

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