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INTELLIGENZA ARTIFICIALE

I nuovi dispositivi AI non convincono: le recensioni di Humane AI Pin e Rabbit R1 sono disastrose

Da qualche mese si era creata dell’attesa per due nuovi prodotti, lo Humane AI Pin e il Rabbit R1, degli assistenti basati su intelligenza artificiale che presentandosi con un hardware dedicato e indipendente rispetto agli smartphone promettevano di rivoluzionare l’interazione con la tecnologia. Le prime recensioni di questi due nuovi dispositivi sono però disastrose e molto al di sotto delle aspettative che si erano create.

Per cominciare, Humane AI Pin è una specie di spilla che si aggancia magneticamente agli indumenti, non ha uno schermo ma un laser che proietta un’interfaccia sulla mano ed è in grado di riconoscere i gesti. Ha una fotocamera, il GPS, il Wi-Fi, il Bluetooth e il 4G, permettendo così di collegarsi al cloud e agire come una specie di ChatGPT a controllo vocale.

Nonostante l’hardware sofisticato (la startup è stata fondata nel 2018 da ex ingegneri Apple) l’esperienza al momento non è buona: le interazioni sono molto lente, il dispositivo si surriscalda e la batteria dura poco, il laser non è sufficientemente luminoso all’aperto, le richieste sono spesso fraintese e mancano funzioni base come i timer (non ci sono app). Una delle recensioni di cui si è più discusso parla di «peggior prodotto mai recensito» e il Wall Street Journal l’ha definito «esasperante». Per il costo che ha, cioè 700$ più un abbonamento di 24$ al mese, non sembra possa avere successo in queste condizioni.

Il Rabbit R1 è invece più simile a uno smartphone, anche se più compatto: ha uno schermo, una fotocamera e il 4G, ed è basato su Android. C’è persino chi è riuscito ad estrarre l’app dal sistema e a installarla su uno smartphone, a dimostrazione del fatto che forse questo dispositivo potrebbe essere semplicemente un’app (e quindi a rischio di essere spazzato via da Google e Apple non appena queste annunceranno strumenti simili).

La peculiarità di Rabbit (oltre al suo design) è che tramite un’innovazione chiamata Large Action Model (LAM) dovrebbe riuscire ad eseguire azioni su siti web e app sulla base di una richiesta fatta a voce. Al momento però le app supportate sono solo quattro (integrate con un metodo discutibile dal punto di vista della sicurezza), sono più le cose che R1 non sa fare e in generale il prodotto non sembra pronto per il pubblico; le recensioni più autorevoli parlano di «prodotto non finito» e «inutile». Il lato positivo è che costa solo 200$ e non richiede un abbonamento, ma non è chiaro se il suo futuro sia solido, considerando che l’azienda fino all’anno scorso si occupava di NFT ma ha poi improvvisamente abbandonato il progetto.

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