Storie di bit
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Le storie della settimana

4 maggio 2024

Ciao! Ecco le dieci storie più interessanti su Internet, AI, digitale che ho raccolto questa settimana.

Una novità: da oggi premendo sul titolo di una notizia si aprirà l’articolo nel browser, in modo da poterlo condividere più facilmente senza inoltrare l’intera newsletter.

Spero sia utile, buona lettura!

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IN REAL LIFE
1

L’enorme pasticcio del Piano Italia 1 Giga: la metà delle case da coprire non esiste

Qualche giorno fa il parlamento ha approvato il cosiddetto emendamento “salva Piano Italia 1 Giga”: permetterà a TIM e Open Fiber di sostituire degli indirizzi inesistenti che il Piano Italia 1 Giga richiederebbe di coprire con altri numeri civici adiacenti, a scelta degli operatori.

Il Piano Italia 1 Giga fa parte del PNRR e prevede un contributo pubblico a fondo perduto del 70% agli operatori per realizzare una rete in fibra ottica (FTTH) a 1 Gbps nelle aree che ne sono ancora sprovviste, circa 6,8 milioni di numeri civici per un investimento di quasi 4 miliardi di euro. La combinazione di questo piano, del piano BUL e degli investimenti privati dovrebbe secondo le stime consentire di arrivare a una copertura in fibra ottica a 1 Gbps della stragrande maggioranza della popolazione entro il 2026.

L’intoppo che già nei primi mesi TIM (FiberCop) e Open Fiber, i due operatori a cui nel 2022 sono stati assegnati i fondi, hanno rilevato è che ci sono delle forti discrepanze tra gli indirizzi previsti dal bando e la realtà: risulta infatti che il 48% degli indirizzi da coprire, più di tre milioni, non esiste oppure non contiene unità immobiliari.

Il motivo è una vecchia questione trascurata negli anni che ora presenta il conto: in Italia non esiste un database nazionale, pubblico e soprattutto affidabile dei numeri civici. Il tentativo più concreto che è stato fatto è l’ANNCSU, un progetto di ISTAT e Agenzia delle Entrate recentemente entrato a regime, che però consiste in un database incompleto, non diffuso pubblicamente e soprattutto arrivato troppo tardi.

Per questi motivi sia il governo che le aziende del settore si sono negli anni affidati a un’azienda privata, la Egon, che si autoproclama “standard nazionale” degli indirizzi e fornisce un database di dati stradali, a pagamento. Come abbiamo visto questo database è però molto grossolano e evidentemente inadeguato; è per questo che si è dovuto improvvisare questo “salvataggio” del piano, un rimedio retroattivo che sta creando un po’ di contestazioni.


INTERNET
2

La copertura della fibra ottica FTTH in Italia è al 60%, per la prima volta

Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’AGCOM, l’autorità per le comunicazioni, a dicembre 2023 le reti Fiber-To-The-Home (FTTH) in Italia raggiungevano il 59,6% delle famiglie, ed è quindi ragionevole supporre che oggi la percentuale sia oltre il 60%.

Negli ultimi anni i progressi sono stati notevoli e rapidi, specialmente se si considera che la realizzazione della rete in fibra su larga scala è iniziata solo nel 2016 con la creazione di Open Fiber.

Nel 2019 la copertura era solo del 30%, la metà di quella attuale. Nel 2022 (ultimi dati disponibili) la media europea era del 56% e secondo la Commissione Europa continuando così l’Italia riuscirà a raggiungere gli obiettivi europei del 2030.


INTELLIGENZA ARTIFICIALE
3

I nuovi dispositivi AI non convincono: le recensioni di Humane AI Pin e Rabbit R1 sono disastrose

Da qualche mese si era creata dell’attesa per due nuovi prodotti, lo Humane AI Pin e il Rabbit R1, degli assistenti basati su intelligenza artificiale che presentandosi con un hardware dedicato e indipendente rispetto agli smartphone promettevano di rivoluzionare l’interazione con la tecnologia. Le prime recensioni di questi due nuovi dispositivi sono però disastrose e molto al di sotto delle aspettative che si erano create.

Per cominciare, Humane AI Pin è una specie di spilla che si aggancia magneticamente agli indumenti, non ha uno schermo ma un laser che proietta un’interfaccia sulla mano ed è in grado di riconoscere i gesti. Ha una fotocamera, il GPS, il Wi-Fi, il Bluetooth e il 4G, permettendo così di collegarsi al cloud e agire come una specie di ChatGPT a controllo vocale.

Nonostante l’hardware sofisticato (la startup è stata fondata nel 2018 da ex ingegneri Apple) l’esperienza al momento non è buona: le interazioni sono molto lente, il dispositivo si surriscalda e la batteria dura poco, il laser non è sufficientemente luminoso all’aperto, le richieste sono spesso fraintese e mancano funzioni base come i timer (non ci sono app). Una delle recensioni di cui si è più discusso parla di «peggior prodotto mai recensito» e il Wall Street Journal l’ha definito «esasperante». Per il costo che ha, cioè 700$ più un abbonamento di 24$ al mese, non sembra possa avere successo in queste condizioni.

Il Rabbit R1 è invece più simile a uno smartphone, anche se più compatto: ha uno schermo, una fotocamera e il 4G, ed è basato su Android. C’è persino chi è riuscito ad estrarre l’app dal sistema e a installarla su uno smartphone, a dimostrazione del fatto che forse questo dispositivo potrebbe essere semplicemente un’app (e quindi a rischio di essere spazzato via da Google e Apple non appena queste annunceranno strumenti simili).

La peculiarità di Rabbit (oltre al suo design) è che tramite un’innovazione chiamata Large Action Model (LAM) dovrebbe riuscire ad eseguire azioni su siti web e app sulla base di una richiesta fatta a voce. Al momento però le app supportate sono solo quattro (integrate con un metodo discutibile dal punto di vista della sicurezza), sono più le cose che R1 non sa fare e in generale il prodotto non sembra pronto per il pubblico; le recensioni più autorevoli parlano di «prodotto non finito» e «inutile». Il lato positivo è che costa solo 200$ e non richiede un abbonamento, ma non è chiaro se il suo futuro sia solido, considerando che l’azienda fino all’anno scorso si occupava di NFT ma ha poi improvvisamente abbandonato il progetto.


INTELLIGENZA ARTIFICIALE
4

OpenAI potrebbe lanciare a breve un motore di ricerca chiamato Sonic

Secondo diverse indiscrezioni riportate online nei scorsi giorni, OpenAI potrebbe annunciare un motore di ricerca giovedì 9 maggio. Sarà probabilmente accessibile tramite il dominio search.chatgpt.com, attivo da pochi giorni, e ci si attende possa offrire un’esperienza simile a quella di Perplexity, una startup già valutata 1 miliardo di dollari che sta provando a reinventare la ricerca sfidando Google e Microsoft.

Se confermata, la data del 9 maggio non sarebbe casuale: il martedì successivo, il 14 maggio, Google terrà l’evento I/O dove ci si aspetta presenterà aggiornamenti ai propri prodotti e probabilmente anche al motore di ricerca. L’anno scorso infatti era stata annunciata l’anteprima del motore di ricerca con AI generativa, una funzione che creava risposte sintetiche alle ricerche fatte dagli utenti su Google (non è ancora disponibile in Italia).

Il nuovo Sonic, come si chiamerebbe il motore di ricerca di OpenAI, sarebbe un tentativo di mettere in difficoltà Google, che si è inaspettatamente trovata impreparata dopo l’uscita di ChatGPT. A giugno OpenAI dovrebbe inoltre presentare la prossima generazione del suo modello GPT, ma non è ancora chiaro se si chiamerà GPT-5 o se sarà più un passaggio intermedio, magari un GPT-4.5.

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IN REAL LIFE
5

Un esperimento ha dimostrato che un elettrocardiogramma “intelligente” può ridurre la mortalità del 30%

Un nuovo studio pubblicato su Nature ha mostrato come il monitoraggio dei pazienti sfruttando tecniche di machine learning può ridurre la mortalità specialmente nei soggetti più a rischio di problemi cardiaci.

Nell’esperimento sono stati monitorati 16mila pazienti e gli avvisi generati dal sistema di analisi collegato all’elettrocardiogramma hanno permesso ai 39 medici coinvolti nel progetto di accorgersi in anticipo dei potenziali problemi, riducendo la mortalità del 31% tra i soggetti ad alto rischio e del 17% in generale, un dato molto significativo.


IN REAL LIFE
6

Dopo più di vent’anni sono stati aumentati i limiti di emissione elettromagnetica delle reti mobili in Italia

Dal 29 aprile è entrato in vigore l’aumento dei limiti dei campi elettromagnetici delle reti mobili, una misura attesa da lungo tempo.

Semplificando un po’, il limite precedente era di 6 V/m (Volt su metro), molto basso se confrontato a quanto consigliato dalle linee guida europee, cioè 61 V/m. Ora il limite è di 15 V/m, un valore in realtà ancora piuttosto conservativo rispetto a quanto fa la maggior parte dei paesi europei (molti paesi, tra cui Germania, Francia e Portogallo, seguono la raccomandazione europea), ma comunque quasi triplo rispetto a prima.

L’idea che sta dietro all’aumento del limite di radiazioni è che un limite più alto permette teoricamente di ridurre la quantità di antenne e quindi i costi, senza comunque creare rischi per la salute pubblica. La scelta del nuovo limite è stata però il risultato di un compromesso politico più che di un processo di valutazione dei benefici, per cui non è ancora molto chiaro se e quali risparmi o miglioramenti ci saranno effettivamente.


INTERNET
7

Oracle aprirà una seconda region cloud in Italia, in collaborazione con TIM

La multinazionale Oracle ha annunciato che la seconda region del proprio servizio cloud sarà situata a Torino, presso un datacenter di TIM Enterprise.

I servizi cloud di Oracle sono relativamente recenti (esistono dal 2016) ma hanno già una notevole presenza globale.

In Italia Oracle era già presente dal 2021 nel datacenter di Milano, risultato non scontato considerando che i principali competitor sono arrivati più o meno in quel periodo e spesso anche più tardi. Ad esempio Amazon Web Services (AWS), il cloud per antonomasia, ha aperto la region milanese solo nel 2020 e quella di Milano è tutt’ora l’unica region italiana; Google Cloud è arrivata invece nel 2022 e si è espansa a Torino nel 2023, sempre con la collaborazione di TIM, mentre Microsoft Azure è arrivata a Milano solo l’anno scorso.

L’esistenza di un secondo datacenter permette alle aziende che si affidano ai servizi cloud di distribuire dati e carichi di lavoro tra più region e quindi aumentare l’affidabilità dei sistemi, pur mantenendo dati e servizi in Italia.


PRIVACY
8

WhatsApp ha detto che preferirebbe rinunciare ai 500 milioni di utenti indiani piuttosto che compromettere la privacy

In India si sta discutendo di WhatsApp perché una legge del 2021 potrebbe costringere l’azienda a garantire la “tracciabilità” dei messaggi, ad esempio memorizzando quali utenti hanno inoltrato un determinato messaggio.

Meta, la proprietaria di WhatsApp, si sta opponendo in tribunale e ha fatto sapere alla corte suprema che se fosse costretta a “compromettere” privacy e sicurezza delle comunicazioni (attualmente protette da crittografia end-to-end) lascerebbe l’India, dove WhatsApp è usato da circa mezzo miliardo di utenti.


INTERNET
9

Google paga ogni anno 20 miliardi di dollari a Apple per essere il motore di ricerca predefinito in Safari

Bloomberg ha scoperto da dei documenti di un processo in cui Google è coinvolta che nel 2022 Google ha pagato Apple ben 20 miliardi di dollari per fare in modo che il motore di ricerca predefinito nel browser Safari fosse Google.

Questi 20 miliardi dovrebbero corrispondere al 36% delle entrate che Google genera dagli utenti che fanno ricerche tramite Safari. Nello stesso anno Apple ha fatturato in totale 394 miliardi di dollari.


DA LEGGERE E DA VEDERE
10

Un aggiornamento:

Ora alcune cose da leggere:

E da vedere:


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