Le storie della settimana
Ciao e un benvenuto ai nuovi iscritti!
Oggi la newsletter è in forma ridotta, ma spero sia comunque interessante. Buona lettura.
INTERNET
Google è sempre peggio per i siti web indipendenti, mentre l’AI suggerisce di mettere la colla sulla pizza
Da qualche mese Google ha variato il suo algoritmo di ordinamento dei risultati di ricerca introducendo una nuova strategia, inizialmente chiamata “helpful content”. L’obiettivo dichiarato era dare priorità ai “contenuti per le persone dalle persone”, ad esempio penalizzando la presenza eccessiva di pubblicità o di contenuti di bassa qualità.
L’effetto misurato nella pratica negli ultimi mesi sembra però essere l’opposto. Il nuovo sistema sta infatti riducendo drasticamente il traffico da Google verso molti siti web indipendenti. Google è ancora di gran lunga il motore di ricerca più usato al mondo e il fatto che da un giorno all’altro possa decidere di non mostrare più un sito web nei risultati di ricerca può avere effetti sulla sostenibilità e sopravvivenza di molti siti web.
Ci sono diverse segnalazioni di riduzioni del traffico superiori anche al 90% (passando da milioni di visite a poche migliaia), che per i siti che si affidano alla pubblicità comporta spesso la chiusura dell’attività.
Il fatto che Google abbia ora abilitato (negli Stati Uniti) i sommari generati con AI generativa probabilmente peggiorerà la situazione, perché i risultati di ricerca saranno meno visibili rispetto a prima.
A proposito di AI generativa, dopo meno di due settimane dall’annuncio la nuova funzionalità è già stata sommersa di critiche, soprattutto per i numerosi scivoloni, come quando Google ha suggerito di mettere della colla sulla pizza per evitare che il formaggio si “stacchi”, o di mangiare un sasso al giorno per mantenersi in salute. O, scusate, che l’ananas sia il miglior condimento per la pizza.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Microsoft presenta i nuovi computer Copilot+: il cloud computing si sposta in locale
Microsoft ha presentato una nuova categoria di computer chiamata Copilot+: ci rientrano i computer di fascia medio-alta che dispongano di hardware dedicato in grado di eseguire modelli di intelligenza artificiale direttamente sul dispositivo.
I nuovi Surface Pro e Surface Laptop prodotti da Microsoft rientrano in questa categoria e sono i primi con chip Snapdragon X con architettura ARM, storicamente usata soprattutto sugli smartphone ma da un po’ di tempo preferita da Apple (e ora da Microsoft e altri) anche per i computer.
Questi chip sono più potenti ed efficienti e includono anche un’unità dedicata all’esecuzione di inferenza di reti neurali, la NPU (Neural Processing Unit), utile per eseguire modelli complessi come i modelli linguistici di grandi dimensioni.
La combinazione di questa nuova architettura con la NPU (quella dei nuovi Surface arriva oltre i 40 TOPS, cioè 40mila miliardi di operazioni al secondo, il doppio dei MacBook più potenti) permetterà di eseguire 40 modelli di AI in locale, senza ricorrere al cloud: è una specie di edge computing, cioè la tendenza a spostare l’elaborazione dei dati più vicino possibile all’utente, spinto all’estremo, come ha detto il CEO di Microsoft Satya Nadella, ed è l’opposto della direzione in cui sta invece andando OpenAI.
Tra le nuove funzionalità rese possibili da Copilot+ c’è Recall (una specie di cronologia estesa a tutto il computer), la trascrizione e traduzione in tempo reale, e la generazione di immagini con Stable Diffusion all’interno di Paint. La nuova app Copilot fungerà da assistente con un funzionamento simile a quello di GPT-4o.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Anthropic ha fatto degli importanti passi avanti nel capire cosa c’è dentro una rete neurale generativa
Negli ultimi due anni si è consolidata la locuzione “AI generativa” per riferirsi ai nuovi modelli che alimentano strumenti come ChatGPT. Alla base di tutto c’è comunque sempre una struttura complessa, la rete neurale, costituita da un insieme di (miliardi di) “neuroni” collegati tra loro. Questa struttura funziona estremamente bene ma non si sa esattamente perché: le reti neurali sono quasi sempre trattate come delle scatole nere, indecifrabili dagli umani.
Anthropic ha pubblicato dei nuovi risultati di ricerca in cui è riuscita ad associare alcuni specifici insiemi di “neuroni” a dei concetti ben precisi: ad esempio ha scoperto che alterando alcuni pesi si riesce a rendere un chatbot fissato con un concetto.
Da pochi giorni Anthropic ha reso pubblico un chatbot chiamato Golden Gate che ha una tendenza ad inserire il famoso ponte di San Francisco in qualsiasi conversazione. È un esperimento senza uno scopo concreto (anche se genera risposte esilaranti), se non dimostrare che la comprensione dei modelli linguistici si sta forse facendo più concreta.
RETI
Fastweb inizia a dismettere la propria rete 5G FWA: breve storia di un fallimento annunciato
Era il dicembre 2020 quando Fastweb, al tempo primo operatore in Italia per diffusione della rete FTTH (fibra ottica fino a casa), annunciava un piano per coprire 2.000 comuni con connettività wireless fissa (FWA con tecnologia 5G) entro il 2024.
L’amministratore di Fastweb di allora, Alberto Calcagno, sosteneva che era un modo migliore per portare rapidamente la connettività Gigabit a più famiglie possibili, ignorando però due fattori fondamentali che già al tempo erano in realtà piuttosto evidenti a chi osservava le mosse di Fastweb.
Per prima cosa, era prevedibile che la promessa del Gigabit sarebbe stata molto difficile da mantenere, vista la fragilità intrinseca delle tecnologie wireless. Secondo, era già in corso il piano FiberCop di TIM per portare la FTTH in 1.600 comuni, probabilmente in buona parte in sovrapposizione con Fastweb, con l’effetto di rendere la nuova rete FWA subito vecchia.
Nel 2023 Fastweb ha interrotto la realizzazione della rete e ora sta iniziando a disattivarla ai clienti esistenti, spingendoli verso altre tecnologie in base alla copertura.
INTERNET
I blocchi del sistema antipirateria Piracy Shield potrebbero diventare temporanei
Da febbraio si discute molto del nuovo sistema antipirateria, che per la prima volta in Italia ha introdotto la possibilità di bloccare risorse di Internet (nomi di dominio e indirizzi IP) istantaneamente e senza passare da una sentenza di un tribunale.
Oggi Wired ha riportato che i blocchi realizzati nei primi quattro mesi di operatività, circa 16mila domini e quasi 4mila IP, starebbero raggiungendo i limiti che erano stati concordati con gli operatori. Questi limiti sarebbero 18mila domini e 15mila IP. Il motivo di questi limiti è puramente tecnico: gli apparati di rete che devono filtrare le risorse non sono pensati per svolgere questa funzione, e quindi non sempre riescono a memorizzare efficientemente decine di migliaia di voci.
Secondo Wired quindi l’AGCOM starebbe pianificando di chiedere al governo una modifica della legge che ha istituito Piracy Shield, per prevedere la possibilità di sblocco, anche automatico dopo qualche mese. Che è poi la soluzione che da molti mesi esperti e operatori suggerivano.
RETI
L’amministratore di TIM ha riproposto l’idea di una rete unica, ma ora più che mai non sta in piedi
Pietro Labriola, amministratore di TIM da circa due anni, ha dichiarato che sarebbe meglio se in Italia ci fosse una sola infrastruttura di rete, argomentando che «oggi si discute del ponte di Messina ma non si dice di farne due». Si riferisce alla presunta duplicazione tra la rete FTTH di TIM e di Open Fiber, che però non è mai stata realmente quantificata.
La posizione di TIM comunque non è nuova e però non sta molto in piedi. Il motivo è semplice e riguarda principalmente gli incentivi che derivano dalla competizione: prima che nascesse Open Fiber gli investimenti di TIM erano minimi e insufficienti, motivo principale per cui l’Italia è ancora un po’ indietro sulla connettività. Se si tornasse a quella situazione gli investimenti inevitabilmente rallenterebbero e potremmo vedere meno innovazione e progresso.
Un altro motivo per cui la proposta è di difficile realizzazione è che la duplicazione è in buona parte già avvenuta e unire le infrastrutture ora sarebbe inutilmente dispendioso. Se dividiamo infatti il territorio in aree nere (con più competizione), aree grigie e aree bianche (meno competizione), solo nelle prime c’è della duplicazione. Ma in quelle aree la rete è appunto già stata in larga parte realizzata e unire le due infrastrutture sarebbe probabilmente più costoso che lasciarle separate.
IN REAL LIFE
La strana storia dei treni polacchi che smettono di funzionare quando arrivano nei centri di riparazione
Il Wall Street Journal ha raccontato la storia del gruppo di hacker white-hat Dragon Sector, che qualche mese fa ha supportato una società ferroviaria pubblica della Polonia nel ripristino del funzionamento di alcuni treni Newag, un produttore polacco.
Si è scoperto che nel software del treno era presente del codice che mandava in “brick”, cioè in blocco (quasi) irreversibile, i treni quando si trovavano per troppo tempo all’interno di alcuni centri di riparazione non ufficiali, e cioè centri non sotto il controllo di Newag.
Il gruppo di informatici è riuscito a sbloccare i treni e il governo polacco ha confermato che l’ipotesi più probabile è proprio che Newag volesse impedire che le società ferroviarie si affidassero a terzi per la manutenzione dei treni. L’azienda ha finora smentito.
DA LEGGERE E DA VEDERE
Alcuni aggiornamenti:
- OpenAI si sta mettendo sempre più nei guai, da sola: la storia degli accordi di riservatezza molto rigidi e penalizzanti ha costretto l’azienda a cambiare le regole interne, mentre Scarlett Johansson ha accusato OpenAI di aver usato illecitamente la sua voce nonostante il suo rifiuto (c’entra anche il fatto che il film preferito del CEO di OpenAI è Her, film distopico in cui un uomo si innamora di un’assistente virtuale, la cui voce era proprio quella di Johansson).
- Humane, l’azienda che ha realizzato quello strano gadget con l’AI che metà delle volte non funziona, starebbe cercando un acquirente con una valutazione stimata tra 750 milioni e 1 miliardo di dollari. Humane ha raccolto finora circa 250 milioni di dollari di investimenti. (The Verge)
- L’azienda che produce il Rabbit R1, l’altro gadget con AI che metà delle volte non funziona, ha invece un passato non molto cristallino e risulta sia stata artefice di un progetto di NFT ora fallito e al limite della truffa. (YouTube/Coffeezilla)
- Apple ha risolto il bug di iOS che faceva ricomparire le foto cancellate. Come si ipotizzava, la causa era un bug che poteva lasciare alcune foto in un limbo nella memoria del telefono. (9to5mac)
Cose da leggere:
- «L’ultimo bel giorno di Internet»: un estratto dal nuovo libro Traffic di Ben Smith in cui si parla del contesto attorno alla famosa foto del vestito blu e nero (o bianco e oro), del ruolo dei social network e dei media e di un livello di “viralità” che non avremmo più rivisto. (Il Post)
- Dopo l’attacco informatico di ottobre, la British Library non è ancora riuscita a riprendersi pienamente e sta lentamente ricostruendo gli obsoleti sistemi informatici. (Il Post)