Storie di bit
L'uscita di questa newsletter è terminata con giugno 2024.
Grazie a tutti per il supporto!

Le storie della settimana

1 giugno 2024

Ciao! Ecco le dieci storie più interessanti su Internet, AI, digitale che ho raccolto questa settimana.

Iscriviti alla newsletter

Non perderti le prossime uscite! Iscriviti alla newsletter per ricevere ogni weekend via email le storie più interessanti della settimana.


INTERNET
1

La Lega Serie A ha fatto causa a Cloudflare, una delle più importanti aziende di Internet

In uno sviluppo inatteso, questa settimana si è scoperto che l’associazione che gestisce il campionato calcistico di Serie A in Italia ha accusato Cloudflare di offrire servizi che agevolano la pirateria.

Cloudflare è un’importante azienda statunitense i cui prodotti principali sono la CDN e in generale il servizio di accelerazione dei siti web. Si stima che il 25% del traffico web di Internet passi attraverso la rete di Cloudflare, che è specialmente attraente per chi gestisce siti web perché prevede un piano gratuito con poche limitazioni.

Secondo la Lega Serie A diversi servizi offerti da Cloudflare favorirebbero la diffusione o l’accesso alle partite di calcio illegalmente: si parla della CDN ma anche del DNS authoritative e del resolver DNS 1.1.1.1, con l’annessa VPN (WARP).

Questi servizi sono naturalmente offerti anche da altre centinaia di aziende e non sono di per sé strumenti pensati per la pirateria: possono essere usati per tali scopi ma, dicono molti, non in modo diverso da come le strade vengono a volte usate anche dai criminali. Il tribunale di Milano avrà il compito di stabilire quale dei due interessi debba prevalere.

In questo contesto va tenuto presente che a febbraio il sistema antipirateria Piracy Shield aveva bloccato per errore almeno duemila siti web legittimi ospitati da Cloudflare, in alcuni casi creando disservizi per diversi giorni. Non è mai stato chiarito chi ha inserito il blocco per errore e nessuno si è ufficialmente preso la responsabilità dei danni causati.


RETI
2

Anche il piano 5G del PNRR è in difficoltà: i comuni negano il 25% delle richieste

Il governo sta studiando come fare per salvare il “Piano Italia 5G”, che sta registrando dei ritardi principalmente dovuti all’ostruzionismo delle amministrazioni locali. Il problema riguarda la parte del piano che prevede la realizzazione di nuovi impianti di telefonia mobile nelle aree remote che sono sprovviste di una copertura adeguata.

Secondo Il Sole 24 Ore, molti comuni starebbero mettendo i bastoni tra le ruote negando le autorizzazioni per la creazione di nuovi impianti e tralicci: si tratterebbe di un tasso di diniego del 25% contro il 10-12% che si registra di solito.

Un’ipotesi è che negli ultimi anni si sia creato un diffuso ma ingiustificato timore nei confronti del 5G e la sua sicurezza, e che questo abbia spinto molte amministrazioni a frenare i progetti legati al 5G. Il paradosso è che, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, ufficialmente il piano 5G non prevede il 5G: secondo il principio di neutralità tecnologia il bando dava libertà sulle tecnologie a patto che le velocità risultanti fossero di almeno 150 Mbps in download e 30 Mbps in upload, raggiungibili agevolmente anche con il 4G.


RETI
3

Manca pochissimo allo scorporo della rete TIM e si fanno già le simulazioni

Mancano poche settimane alla conclusione della vendita della rete fissa di TIM: dopo infinite peripezie alla fine la rete sarà scorporata e diventerà di proprietà di KKR, un fondo di investimento statunitense, e altri investitori. I giornali parlano di giugno come termine possibile per il completamento.

Dopo la vendita, a TIM resteranno la rete mobile, il business del Brasile e Sparkle (una delle poche reti di transito internazionale al mondo). Oltre ovviamente alla vendita dei servizi ai clienti finali, sia privati che aziendali, motivo per cui in gergo la nuova TIM viene definita ServiceCo (o ServCo).

Per la prima volta TIM ha presentato nei suoi risultati finanziari una simulazione della situazione finanziaria di ServCo, cioè un’ipotesi di cosa succederebbe se lo scorporo fosse già avvenuto. Dal fatturato annuo di 16,3 miliardi di euro andrebbero tolti i proventi derivanti dai servizi di rete wholesale (all’ingrosso), abbassando il fatturato a 14,4 miliardi di euro. Inoltre TIM avrebbe molti meno dipendenti e presumibilmente meno costi per la manutenzione della rete.

Un altro aspetto di cui si sta iniziando a parlare è che dato che TIM non sarà più un operatore verticalmente integrato andranno rivisti completamenti tutti i limiti e gli obblighi che TIM attualmente ha. È questo il principale alleggerimento che i dirigenti TIM auspicano renderà l’azienda più competitiva.


DIGITALE
4

La Rai inizierà la transizione al DVB-T2 quest’estate

Dopo moltissime proroghe è finalmente arrivato il momento: entro agosto la Rai sarà obbligata per legge ad aggiornare la trasmissione di molti canali allo standard di trasmissione DVB-T2. La transizione al momento fissata al 28 agosto.

Attualmente in Italia viene usata quasi esclusivamente la prima generazione del digitale terrestre, il DVB-T, uno standard poco efficiente e superato dal DVB-T2 da molti anni. Nel momento in cui la Rai farà l’upgrade al DVB-T2 potrà quasi raddoppiare la capacità trasmissiva: all’interno di un mux, cioè un gruppo di canali TV trasmessi insieme, saranno disponibili 37 Mbps di banda anziché 20 Mbps, un miglioramento che probabilmente permetterà di aumentare significativamente la qualità delle trasmissioni.

Resta per ora poco chiaro quanto la transizione sarà dolorosa, dato che il nuovo standard non è retrocompatibile e si stima ci siano ancora alcuni milioni di TV non compatibili in Italia, nonostante la tecnologia esista da circa quindici anni.


INTELLIGENZA ARTIFICIALE
5

Quali sono i progetti più avanzati nel campo dei modelli linguistici in Italia

Il sito Guerre di rete ha realizzato una raccolta dei principali progetti italiani che mirano alla realizzazione di un “ChatGPT italiano”. Come scrive l’autore, «non si tratta di un vezzo campanilistico: la capacità di rispondere alle richieste degli utenti dipende in maniera diretta dalla qualità dei dataset su cui gli LLM […] sono addestrati. I prodotti più popolari sono basati su dataset costruiti pressoché esclusivamente in lingua inglese».

Nella lista troviamo non solo progetti nati nelle università, come LLamantino da Bari, Cerbero da Pisa e Dante da Roma, ma anche progetti portati avanti da aziende private, come iGenius, in arrivo fra qualche mese, e Fastweb. Quest’ultima in particolare si è dotata di un cluster di GPU (che attiverà a breve) e ha raccolto già 1.500 miliardi di token testuali, una quantità di tutto rispetto. Una prima versione del modello di Fastweb, costruito from scratch, dovrebbe arrivare entro quest’anno.

Iscriviti alla newsletter

Non perderti le prossime uscite! Iscriviti alla newsletter per ricevere ogni weekend via email le storie più interessanti della settimana.


INTELLIGENZA ARTIFICIALE
6

Meta userà i dati degli utenti per il training dei modelli AI: può farlo?

In questi giorni Meta sta comunicando agli utenti di Facebook e Instagram che inizierà ad usare il contenuti dei post e le foto per «migliorare l’intelligenza artificiale su Meta», cioè probabilmente per il training dei modelli di AI generativa.

Per capire se e come Meta può fare un passo del genere ci viene in aiuto un rapporto pubblicato pochi giorni fa dall’EDBP, l’organo europeo che supervisiona i garanti per la privacy degli Stati europei. Il rapporto si concentra su OpenAI ma i concetti si applicano anche a Meta e si riferiscono a tutte le fasi del trattamento dei dati, quindi il preprocessing, il training, la generazione di output dei modelli e il training sugli output stessi.

Dato che parliamo di dati personali (come le foto, ad esempio), il regolamento europeo richiede di mettere nero su bianco in base a quale principio si ha titolo di usare i dati. Ad esempio OpenAI inizialmente usava la “necessità contrattuale”, base poi smontata dal garante italiano. Le alternative sono il consenso, cioè chiedere esplicitamente alle persone se vogliono che i propri dati personali vengano usati per realizzare i modelli, e il legittimo interesse, una base giuridica che richiede che si informino le persone interessate e che si faccia un’attenta valutazione che bilanci gli interessi dell’azienda e i diritti delle persone.

Meta ha scelto il “legittimo interesse” e non dovrà quindi chiedere il consenso ma solo dare la possibilità di contestare l’uso dei dati. Anche OpenAI al momento usa il legittimo interesse ma non è chiaro se può farlo: i dati sono presi da Internet e gli utenti non sono stati informati. Il rapporto dell’EDBP non giunge infatti a una conclusione definitiva: è un grattacapo complesso e non c’è ancora un’interpretazione unica della questione.


CYBERSECURITY
7

Le polizie europee e l’FBI hanno smantellato una rete di criminali informatici che gestiva la botnet più grande di sempre

Ci sono stati quattro arresti, sedici perquisizioni e il sequestro di più di 100 server e 2.000 domini all’interno di un’operazione coordinata tra le polizie di molti Stati europei e l’FBI.

L’obiettivo era colpire una rete di criminali informatici che gestiva un’infrastruttura studiata per consentire la distribuzione di ransomware e altri malware, un giro d’affari da milioni di euro. L’operazione ha permesso di smantellare anche una botnet, cioè una rete di dispositivi compromessi all’insaputa dei proprietari, molto grande, forse la più grande mai individuata, con più di 19 milioni di dispositivi.


IN REAL LIFE
8

Lo scopo è trovare un modo per trasmettere in modalità wireless una grande quantità di dati in tempo reale tra il chip Neuralink e un computer. L’azienda, guidata da Elon Musk, sta sviluppando da diversi anni un chip impiantabile nel cervello con cui auspica di permette agli umani di trasmettere informazioni con il pensiero e controllare ad esempio delle protesi.

Il problema per il quale Neuralink si è rivolta al pubblico è che la trasmissione dei dati raccolti dagli elettrodi deve avvenire in tempo reale, con un basso consumo di energia e restando entro il limite della velocità di trasmissione. I dati degli elettrodi richiedono infatti 200 Mbps ma il chip è in grado di trasmettere solo 1 Mbps.

La challenge chiede quindi di sviluppare un algoritmo di compressione che preservi i dati originali, e sia quindi lossless, ma che raggiunga un fattore di compressione di 200 volte. Molti esperti stanno spiegando che un livello simile di compressione è estremamente difficile da raggiungere: i dati appaiono essenzialmente casuali e con molto rumore, dei fattori che mal si conciliano con il funzionamento di tutti gli algoritmi di compressione attualmente esistenti. Se qualcuno trovasse una soluzione a questo problema, sarebbe un risultato estremamente notevole.


IN REAL LIFE
9

Che aspetto ha il cavo sottomarino danneggiato che collega le isole Svalbard

Il cavo sottomarino di 1300 km che porta Internet dalla penisola della Norvegia alle isole Svalbard, al polo Nord, è stato danneggiato nel 2022 e ora l’emittente pubblica NRK ha pubblicato per la prima volta delle foto del cavo danneggiato.

A differenza di quello che ci si potrebbe aspettare il cavo non è tranciato ma è stato solamente schiacciato o trascinato, perdendo così il rivestimento in acciaio. Il contatto dell’acqua con i cavi elettrici che alimentano gli amplificatori di segnali ha poi reso inutilizzabile il cavo.

Si ipotizza che il cavo sia stato danneggiato da attrezzatura tipicamente usata per la pesca da strascico e si sospetta il coinvolgimento di imbarcazioni russe.


DA LEGGERE E DA VEDERE
10

Alcuni aggiornamenti:

Cose da leggere:

E da vedere:


Iscriviti alla newsletter

Non perderti le prossime uscite! Iscriviti alla newsletter per ricevere ogni weekend via email le storie più interessanti della settimana.